Il metodo Lego Serious Play (LSP) nasce negli anni novanta in Danimarca presso la LEGO come metodo aziendale per facilitare e agevolare i processi decisionali e di problem solving.

Per essere efficaci e coinvolgere direttamente il management fu abbandonato il consueto armamentario fatto di parole, foglietti post-it e lavagne. Vennero ammucchiati sul tavolo del consiglio di amministrazione migliaia di mattoncini e chiesto ad ogni consigliere di costruire la propria idea strategica, stimolando così la loro immaginazione, rendendo materiali i concetti d’identità e di scenario. Così iniziò l’avventura del Lego Serious Play, perfezionatosi nel tempo fino a divenire un nuovo modello di business per Lego. E’ un metodo che attraverso il mattoncino e il gioco si rivela un insieme sistematico di principi relativi alle dinamiche di gruppo e un insieme di tecniche di comunicazione e linguaggio. La metodologia prevede l’organizzazione di un workshop che abbia un obiettivo preciso, la selezione delle persone da coinvolgere e la partecipazione di un facilitatore esterno con il compito di condurre il gruppo. A ogni partecipante viene consegnato un Kit Lego dentro il quale sono riposti in ordine centinaia di mattoncini, cordini, tubi, animali Duplo, ingranaggi Lego Technic, omini dai diversi colori ed espressioni.

Il facilitatore pone a tutti una domanda la cui formulazione inevitabilmente si deve attenere all’obiettivo finale del workshop e la risposta dei partecipanti si materializza nelle costruzioni che in un tempo assegnato vorranno realizzare. Nel metodo Lego Serious Play, le costruzioni costituiscono vere e proprie narrazioni, il focus non è tanto sui mattoncini quanto sulla storia che esprimono i modelli tridimensionali costruiti, questi diventano metafore, gli scenari dei modelli diventano narrazioni. Ciascuno successivamente racconta il proprio modello, chiede spiegazioni delle costruzioni altrui, condivide le riflessioni suscitate e partecipa alla identificazione finale di una sintesi frutto anche delle varie connessioni registrate tra i modelli costruiti. La discussione di gruppo, la condivisione delle conoscenze, il problem solving e il decision making ruotano attorno a questi modelli 3d e non al loro autore. Nemici dichiarati di Lego Serious Play sono le cosiddette riunioni 20/80, quelle in cui solo il venti per cento dei partecipanti monopolizza gran parte del tempo abbassando così la densità dell’attenzione degli altri partecipanti determinandone anche posture divergenti, pretese verso l’esterno, di allontanamento dagli altri.

Ottenere la partecipazione attiva di tutti, fare emergere nuove idee e rompere la consuetudine del pensiero dettata solo dalla conoscenza che si possiede e dai processi di pensiero consolidati, sono le premesse essenziali per la buona riuscita del workshop. In Italia la metodologia Lego Serious Play inizia a essere adottata non solo da aziende ma anche da amministrazioni comunali. Questo grazie alla formazione di facilitatori i quali possono godere del fatto che non viene più richiesta loro una certificazione in quanto il metodo è open source, ma dovranno comunque acquistare il kit completo il cui costo può variare dai 2 ai 3000 euro. Una sessione di Lego Serious Play consente di produrre uno o più progetti condivisi, non imposti e quindi è più facile che un team realizzi quei progetti. Inoltre se un facilitatore è particolarmente abile questa metodologia permette a tutti i partecipanti di mettere in gioco il proprio sapere. Si può così imparare a narrare i propri sogni e le proprie aspirazioni professionali. Il mattoncino non è un fine, è uno strumento per far crescere innovando le aziende, le imprese e anche il governo delle città”